Quanta acqua è passata sotto i ponti dalla foto precedente... tanta acqua che il povero Ihei Misawa, samurai senza padrone (ronin, uomo onda), come dimostra la manccanza della rasatura sul capo,  è costretto a fermarsi in un povero albergo di campagna in attesa che il fiume scenda e i traghettatori lo possano portare dall'altra parte.
Si tratta di un'opera sceneggiata da Akira Kurosawa, che non visse abbastanza a lungo da realizzarla ma che fu portata sullo schermo dopo la sua morte da Takashi Koizumi col titolo di Ame Agaru - Dopo la pioggia - con Akira Terao nel ruolo del protagonista.
Siamo ormai nel XVIII secolo e il samurai, che non è più perennemente in armi, indossa una tenuta molto simile a quella d'allenamento di uno yudansha di aikido, salvo che l'aori, il soprabito con i mon di famiglia, viene in aikido riservato ai grandi maestri e indosato solo in occasioni solenni e una minore lunghezza della hakama per evitare di infangarla. La spada è ormai diventata la katana che tutti conosciamo (o diciamo di conoscere...). Viene infilata alla cintola e non più appesa, e con il filo (parte convessa) sul lato superiore.
La spada lunga (daito) viene accompagnata non più dal pugnale ma da una spada corta (shoto), con lama tra i 30 ed i 60 cm, assieme alla quale forma una coppia: il daisho. La montatura non ha più i rinforzi in metallo, salvo che nella variante handachi: Il fodero è in legno laccato, di solito in colore nero che asseconda gli austeri gusti del samurai, con semplici finiture in corno. Anche la guardia (tsuba) che può da sola essere una autentica opera d'arte ed arrivare a prezzi da capogiro, è bene che sia bella ma semplice, essenziale.
La spada corta viene anche detta wakizashi (arma da lato) e non viene mai abbandonata dal samurai, che lascia invece il daito nell'apposita mensola (katanakake) quando si trova nella sua dimora o nel dojo, o la dà in custodia quando si trova ospite.
Sempre da Ame Agaru, ma in bianco e nero perché viene ricostruita in flashback una avventura giovanile del protagonista, ecco il maestro Tsuji Gettan, interpretato da Tatsuya Nakadai, all' interno del suo dojo.
Dal lato del kamiza si trova un katanakake, con la sua spada debitamente parcheggiata secondo l'etichetta più corrente (ci sono diverse scuole di pensiero quindi non stupitevi se la vedrete sistemata al contrario, ma per ora sorvoliamo). Infilato alla cintura, l'inseparabile wakizashi.

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